“Lo strumento finanziario del Piani Individuali di Rsparmio, messo in campo dall’attuale Governo con l’ultima legge di stabilità, già taglia fuori parte delle nostre Pmi, perché destinato ad aziende con fatturati da 50 a 200milioni di euro. Se l’intenzione del Governo è quella di accompagnare le Pmi in una crescita dimensionale al fine di far fronte alle sfide del mercato globale, occorrerebbe agevolare le aggregazioni e non dotare di strumenti quelle già strutturate, facendo invece morire quelle di minori dimensioni. Per esempio, concedendo un credito di imposta a fronte di operazioni straordinarie di merger and acquisition.” Ad affermarlo il Vice Presidente di Confapi, Francesco Napoli, intervenuto ieri sera nel corso nel telegiornale Filo Diretto di Rai Parlamento.
Secondo il vice presidente Napoli “A beneficiare dei Pir sono principalmente imprese dimensionalmente strutturate e con fatturati importanti. Di fatto quindi sono tagliate fuori tutte quelle imprese che non sono ancora pronte a fare il salto di qualità per quotarsi in borsa e che comunque rappresentano una fetta delle eccellenze della manifattura italiana. Penso a tante piccole e medie imprese a noi associate dei settori meccanico, tessile, chimico, agroalimentare che rispondono bene alle dinamiche dei mercati internazionali ma non sono abbastanza solide o abbastanza grandi per potersi permettere una quotazione”.
E aggiunge: “Tendenzialmente le piccole e medie imprese nel nostro Paese sono prevalentemente a conduzione familiare e l’imprenditore, che lavora fianco a fianco con il lavoratore, è poco propenso ad allargare la governance ad altri soggetti”.
“L’auspicio è che le nostre imprese possano crescere e affermarsi in mercati sempre più competitivi ma per fare ciò abbiamo bisogno anche di essere competitivi come sistema Paese, attraverso ad esempio un’incisiva semplificazione e alleggerimento fiscale oppure attraverso una sburocratizzazione nelle procedure e nella semplificazione amministrativa. Bisogna creare un sistema virtuoso che attiri capitali esteri e che ci faccia aprire come un sistema di fare impresa moderno e anche tecnologicamente avanzato”.