Alla Provincia di Cosenza un importante e delicato incontro sul tema: caporalato, lavoro nero e lavoro grigio.
Diverse le soluzioni e proposte da parte di Francesco Napoli, Presidente di CONFAPI Calabria.
Di caporalato e lavoro nero si è parlato nel Salone degli Specchi della Provincia di Cosenza durante la seduta della Conferenza provinciale permanente convocata dal Prefetti di Cosenza e alla quale hanno preso parte il Questore di Cosenza, il Comandante Provinciale dei Carabinieri e della Guardia di Finanza di Cosenza, il Direttore dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Cosenza, CONFAPI Calabria e i Segretari Provinciali di CGIL, CISL, UIL, UGL.
L’agricoltura e l’edilizia sono certamente i settori più toccati dal fenomeno. Ed è altrettanto risaputo che i fenomeni del lavoro sommerso, ma soprattutto quelli del caporalato, sono legati a realtà di impronta mafiosa.
L’agricoltura infatti, rappresenta l’area di principale investimento della criminalità organizzata che riesce ad infiltrarsi nella società civile.
Il fenomeno presenta numeri in costante aumento sia a Nord che a Sud ma è nel Mezzogiorno d’Italia a rappresentare una piaga drammatica e preoccupante.
La Procura di Cosenza è stata tra le prime ad applicare la nuova normativa contro questo tipo di sfruttamento grazie al contributo del Procuratore aggiunto Marisa Manzini (massima esperta del fenomeno) che ha parlato del problema anche sulla rivista ” La 7^ Colonna – Eroi in toga”.
Per risanare la piaga economica e sociale, secondo quanto affermato da tutti i partecipanti delle istituzioni e dei sindacati, bisognerebbe intervenire legislativamente tutelando il mercato per tutelare i diritti dei lavoratori, coinvolgendo tutta la filiera dal campo alla tavola. Con un occhio dietro gli scaffali della grande distribuzione dove si annida la grave piaga del caporalato.
Durante l’incontro il Presidente di CONFAPI Calabria, Francesco Napoli, ha posto l’attenzione sul problema, condiviso da tutti, delle pratiche sleali di mercato che mettono in relazione offerte al ribasso, lavoro grigio, grandi aziende e appalti multinazionali, che dietro il protocollo di legalità mascherano veri e propri saccheggi del territorio, complici di offerte al ribasso a discapito di aziende che operano nel rispetto delle regole.
“Gli stessi grandi appalti- afferma Napoli- calpestano i principi dei contratti nazionali del lavoro, derogando i minimi contrattuali. Per tutti gli appalti pubblici, noi di CONFAPI Calabria, chiediamo venga certificato nell’applicazione dei minimi contrattuali”.
“Ci sono rapporti lavorativi fraudolenti regolari che contengono all’interno elementi di irregolarità- continua Napoli- la gravità del lavoro irregolare è duplice e ha conseguenze sulla comunità tutta: non si pagano tasse e non si pagano contributi. A tal proposito il lavoro grigio, meno conosciuto del lavoro nero ma altrettanto diffuso, è un tipo di rapporto dichiarato alle autorità ma che si svolge con modalità e tempi diversi da quanto previsto dal CCNL”.
All’incontro i rappresentati sindacali hanno inoltre posto l’accento sulla necessità di avviare un tavolo sull’ingente investimento di oltre 1,3 miliardi in un territorio difficile come quello calabrese.
CONFAPI Calabria inoltre si è detta disponibile alla proposta di un tavolo sui cantieri Sibari-Roseto Capo Spulico in nome delle PMI del territorio, al fine di determinare un confronto sulle modalità di applicazioni del protocollo di legalità fino ad oggi e per il futuro.